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CD e Registrazioni

copertina CD Divertimento NUOVO!

W.A.Mozart: Divertimento KV563
F.X.Süssmayr: Trio in D - world première recording

Label: Universal (2011)


Nel 220° anniversario della morte di Mozart, l'omaggio del Trio Broz al grande Compositore,
affiancato dalla prima incisione mondiale del Trio scritto negli stessi anni
dall'allievo, amico e consulente Süssmayr.


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time: 54'57"
booklet languages: Italiano / English / Deutsch
HD HIGHT DEFINITION RECORDING AND MASTERING, 24 bit 96 kHz


Recording: Sala San Giuseppe (Rovereto – TN)
August 2010

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"C’è una sorta d’ingombrante presenza esterna che unisce il Divertimento (Trio) in Mi bemolle per archi di Mozart (ultimo di una serie di analoghe composizioni per violino, viola e violoncello) e l’omologo (ma unico) Trio in Re di Franz Xaver Süssmayr: l’incompiuto Requiem in Re minore. Sia perché, come tutti sanno, la sopravvivenza della figura storica e artistica di Süssmayr è ineluttabilmente legata al completamento della partitura; sia perché il lavoro mozartiano nacque nell’autunno del 1788 per l’amico e fratello massone Johann Michael Puchberg, destinatario delle più pressanti (e accolte) richieste di denaro: «Il conte Hadik mi ha invitato per venerdì mattina a fargli ascoltare il Trio che ho scritto per voi», gli scrisse Mozart l’8 aprile 1790, riferendosi al Divertimento. Ma Puchberg fu anche uno dei comprimari delle tortuose vicende che accompagnarono la committenza della messa per i defunti. Il mercante aveva bottega e abitazione nel Palazzo del conte Franz Anton Walsegg zu Stuppach nella zona di Wiener Neustadt: in virtù dei crediti contratti col compositore, non ebbe difficoltà a farsi da portavoce con Mozart della richiesta dell’aristocratico di provincia che voleva associare un’inoffensiva vanità - pagare musicisti per scrivere lavori che ricopiava e faceva eseguire come suoi - al desiderio di celebrare la recente scomparsa della giovane moglie. Certamente Walsegg non avrebbero mai voluto entrare nella storia per la sua ingenua (e permessa, in regime anteriore al diritto d’autore) eccentricità musicale.

    Null’altro, se non la singolare vicinanza tra data di pubblicazione postuma del primo e presumibile periodo di gestazione del secondo, le avvicina: le composizioni sembrano appartenere a secoli diversi. La responsabilità maggiore è di Mozart che in questo lavoro, nato in una stagione di fervore creativo e di successi (la prima viennese di Don Giovanni) ma anche di scelte dal sapore testamentario - come la determinazione nel concludere la serie delle Sinfonie (la Jupiter è del 10 agosto) e, quasi, dei Concerti per pianoforte (il Krönungskonzert di febbraio) - si esprime con maturità e modernità di pensiero inversamente proporzionali all’organico.
    Il Divertimento fu la terza composizione cameristica scritta in pochi mesi per Puchberg, cui erano stati intitolati i Trii con pianoforte K 542 e 548. Anche in questo caso, la dedicatoria non fu disinteressata «Sono libero d’invitarvi: lo suonerà Häring. Sarei venuto personalmente per parlarvene a voce ma i dolori reumatici alla testa mi rendono intrattabile» - scrisse ancora nella comunicazione dell’8 aprile - «ancora una volta vi prego di aiutarmi secondo la vostra disponibilità e di per-donare la mia insistenza». In primo tempo Mozart aveva iniziato un altro Trio pianistico (in Sol maggiore) poi scelse di riaprire i conti con un genere più volte praticato in gioventù..."

Angelo Foletto
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Gli strumenti

Per questa registrazione il Trio Broz ha suonato su un particolare trio di strumenti:

Violin Giuseppe Antonio Rocca, Torino, 1839
Viola, scuola milanese, secondo quarto del XVIII secolo
Violoncello Louis Guersan, Parigi, 1743

Violino Giuseppe Antonio Rocca, Torino, 1839
Le prime testimonianze pervenuteci, inerenti alla vita professionale di Giuseppe Antonio Rocca (Barbaresco 1807 – Genova 1865) risalgono al 1834, quando venne assunto come apprendista dalla rinomata bottega torinese del celebre liutaio Giovanni Francesco Pressenda. Qui Rocca diede immediatamente mostra di possedere grande talento e spiccata manualità, imparando velocemente le tecniche costruttive dell’arte liutaria. Anche se  alla fine del 1837 lavorava già in una propria bottega, in modo totalmente autonomo, continuò a produrre strumenti in bianco per il suo maestro fino al 1840 circa. Fu senza dubbio il miglior collaboratore di Pressenda e tra le opere degli autori di spicco dell’ottocento italiano, quelle di Rocca sono, oggi, le più ambite e le più quotate. Questo violino fa parte di quella interessante produzione annoverata fra il 1838 e il 1842 dove i lavori di Rocca, pur restando palesemente influenzati dalla lezione impartitagli dal suo maestro, vengono elaborati in modo personale dando vita ad un suo unico vero stile, lo “stile Rocca”. Dal 1842 in poi, fino alla sua morte, Rocca fortemente influenzato dalle opere dei grandi classici cremonesi, imposterà tutta la sua produzione sui modelli “Messia” di Antonio Stradivari e Alard di Giuseppe Guarneri “del Gesù”.
violino Rocca
Viola, scuola milanese, secondo quarto del XVIII secolo
Per quanto concerne la costruzione della viola in Italia tra sei e settecento, le scuole più importanti che hanno contribuito allo sviluppo e al perfezionamento di quest’arte, sono state senza dubbio quella bresciana e quella milanese. Questa interessante viola, ridotta verosimilmente nell’ottocento nella sua originale misura di viola tenore, presenta molte caratteristiche che ci inducono ad attribuirla alla scuola milanese. Dal disegno e dall’impostazione delle “ff” prossime a certi lavori dei fratelli Testore, alla particolare rifinitura della tavola armonica, che ne esalta la venatura del legno, come solitamente riscontrabile sulla maggior parte degli strumenti milanesi, alla vernice dove qualità e colore ricordano le migliori utilizzate da Carlo Ferdinando e Pietro Antonio Landolfi. La forza espressiva del lavoro, eseguito con la massima cura nella realizzazione dei dettagli unitamente all’impeccabile stato di conservazione fanno, di questo strumento, un vero capolavoro.    
viola antica
Violoncello Louis Guersan, Parigi, 1743
Se dovessimo citare un personaggio capace di rappresentare la grande liuteria parigina del settecento, la nostra scelta ricadrebbe certamente su Louis Guersan (Parigi 1700 – 1770), il più importante e conosciuto liutaio della Francia tardo barocca di Luigi XV. Non abbiamo notizie certe sulla sua formazione professionale ma da recenti ricerche d’archivio si evince che nel 1725, all’età di venticinque anni, amministrava una propria bottega nel centro di Parigi dove venivano prodotti e  commerciati strumenti musicali ad arco. L’entusiasmo scaturito da un’attività prosperosa indusse Guersan a ricercare una nuova e più ampia sede che ben presto trovò nel quartiere di St. Germain des Prés; qui lavorò fino al 1770, anno della sua morte. Sotto la sua guida si formarono liutai di grande rilievo tra i quali, Benoist Fleury e François Lejeune. Il violoncello Guersan datato 1743, una delle migliori espressioni artistiche di questo autore, fu costruito nel periodo di piena maturità. Instancabile  lavoratore continuò per tutta la sua carriera un’intensa ricerca volta a  perfezionare sia il progetto acustico dei suoi strumenti sia la formulazione delle sue splendide vernici stese solitamente su legnami di eccellente qualità e notevole impatto estetico. I suoi strumenti, conservati in numerosi musei d’ambito internazionale, sono sempre più apprezzati da collezionisti e musicisti.
violoncello
                                          Guersan
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